Parole della musica: 'libretto'

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Oggi il termine ‘libretto’ è comunemente usato per indicare un componimento drammatico scritto appositamente per creare un testo da offrire al compositore di un’opera musicale. 

Il termine deriva dal formato, perlopiù tascabile, del volumetto che, contenendo il testo drammatico di un’opera, veniva venduto all’ingresso del teatro per essere sfogliato durante la recita. Per sineddoche, si chiama gergalmente ‘libretto’ anche il testo drammatico in versi o, più raramente, in prosa messo in musica. 
Fin dagli albori dell’opera il testo ufficiale fu quello contenente le parole, mentre la partitura era un testo riservato agli specialisti. Nel Seicento la parola ‘libretto’ appare raramente e quasi sempre con l’accezione fisica, a partire dagli anni Venti del Settecento entra nell’uso corrente come sinonimo di ‘dramma per musica’. Inizialmente vi era però ritrosia tra i letterati nei confronti del termine perché appariva come un vezzeggiativo: ‘libretto’, ai loro occhi, sembrava un diminutivo rispetto a ‘dramma’. Ad oggi il termine viene utilizzato senza problemi anche grazie agli studi specialistici che ne affermano la pari dignità rispetto ad altri prodotti letterari. 

Nei libretti il dialogo destinato al canto è talvolta preceduto dal sunto dell’antefatto ed è corredato di didascalie. Il libretto può anche comportare una prefazione di carattere programmatico, nonché informazioni sull’allestimento teatrale: stampato di solito a ridosso della “prima”, indica spesso gli esecutori e le maestranze teatrali. Di regola i libretti d’opera si basano sull’adattamento di drammi di parola o di testi narrativi preesistenti, raramente narrano storie originali.
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