Quatuor pour la fin du temps - Oliver Messiaen

Quando nel settembre del 1939 la Francia entrò in guerra, Messiaen ricevette la chiamata alle armi e pochi mesi dopo, durante un’offensiva tedesca, venne catturato dal nemico. L’ufficiale responsabile dello Stalag era un appassionato di musica e, venuto a sapere delle competenze di Messiaen e di altri prigionieri musicisti, lasciò lavorare il compositore in vista di un concerto al campo. Messiaen scrisse dapprima un breve trio e poi, con l’aggiunta di un pianoforte, realizzò il Quartetto.

Il Quatuor pour la fin du temps venne portato a termine agli inizi dell’anno e, nella fredda notte del 15 gennaio in un edificio del campo che veniva utilizzato come teatrino, Messiaen al pianoforte, insieme a Henri Akoka al clarinetto, Jean le Boulaire al violino ed Étienne Pasquier al violoncello, dedicò ad una platea di centinaia di uomini reclusi un momento di evasione attraverso l’arte. 

Messiaen, nonostante fosse circondato da oppressione, privazione e isolamento, fu trafitto dal canto libero degli uccelli, da visioni di angeli e dall’Eternità, dando voce ad un eterno messaggio di speranza, fede, libertà e amore.

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Il Quartetto è strutturato in otto movimenti, ognuno dotato di titolo e introdotto da una breve dedica o un commento scritto da Messiaen stesso. La scrittura del Quartetto è cangiante, si parte da un mosaico accordale del pianoforte nella Liturgie de cristal che viene mosso da incursioni naturalistiche di violino e clarinetto, per passare alla melodia impalpabile incorniciata da motti perentori del Vocalise, pour l’Ange qui annonce la fin du temps. Passiamo poi dal lamento soffocato del clarinetto nell’Abîme des oiseaux, al tono più leggero e dinamico dell’Intermède, caratterizzato da un ritmo folkloristico di danza. La prima grossa cesura è segnata dal momento di canto senza tempo del violoncello nella Louange à l’Éternité de Jésus. La successiva Danse de la fureur pour les sept trompettes è granitica e monolitica, mossa da trilli, salti, travolta da sbalzi dinamici e di agogica. Il successivo Fouillis d’arc-en-ciel, pour l’Ange qui annonce la fin du temps, incredibilmente ciclico e caotico, rappresenta l'ultima esplosione che porta fino alla Louange à l’immortalité de Jésus, il canto di lode e tempo sospeso, che si perde nei suoni sovracuti del violino.

Il Quatuor affronta il problema del Tempo da almeno tre prospettive: religiosa, filosofica e  di tecnica musicale. Il Quartetto è infatti ispirato all’Apocalisse e la partitura si apre con una didascalia ispirata al testo originale dell’Apocalisse di San Giovanni.

Dal punto di vista filosofico, la vicinanza al pensiero di san Tommaso d’Aquino e Henri Bergson, portò Messiaen ad elaborare una propria personale concezione di Eternità e Tempo.  Il Tempo umano è estraneo all’Eternità, ma vi ci si ritorna con la fine del proprio Tempo. L’elemento atemporale dell’uomo, la sua anima, compie il proprio viaggio nel tempo della vita, per stabilire a quale tipo di eternità sarà destinata dopo la morte. 

Dal punto di vista musicale il Tempo fu per Messiaen un tema sviscerato per tutta la vita e il Quartetto rappresenta una delle prime composizioni in cui questa riflessione si è resa tecnica musicale. Per dirla con la terminologia specifica, incontriamo ritmi non retrogradabili, metri greci antichi e ritmi di tradizione indiana, modi a trasposizione limitata e metronomi estremi. Sono tutti espedienti con cui Messiaen si fece manipolatore del Tempo, dilatandolo, modificandolo, comprimendolo ed estendendolo fino al suo annullamento nell’Eternità.


Altro non resta che lasciarvi incuriosire e venire a godere dell’ascolto di questo capolavoro dal vivo, al Teatro Faraggiana il 27 gennaio. E se volete leggere qualcosa in più a riguardo vi suggeriamo Per la fine del tempo di Rebecca Rischin.

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